Quando il luppolo incontrò il grappolo

20 Mar 2025 | News, newsletter

di Salvatore Stanco

Chiunque pensi che il mondo della birra e l’universo del vino fossero separati e mai destinati a incontrarsi, si prepari a cambiare idea. L’anello di congiunzione tra due culture millenarie, quella brassicola, sempre più sperimentale e quella enologica più tradizionale, è una birra che sa di mosto, di fermentazione, di territorio ma anche di luppolo e soprattutto di estro.
L’IGA o Italian Grape Ale nasce come una birra che incorpora una percentuale variabile di mosto d’uva, sfruttando la straordinaria biodiversità viticola del nostro paese.
Se l’uva, quindi, è la regina indiscussa del vino, perché non provare a darle un ruolo da protagonista anche per altro, magari nella birra? Si dice che il movimento sia partito da qualche produttore curioso, ispirato dalle antiche tradizioni rurali in cui l’aggiunta di uva o mosto alle fermentazioni era tutt’altro che rara. Lo stile IGA è stato riconosciuto dalla Beer Judge Certification Program (BJCP) ed è ancora un unicum in Italia. Le ragioni di questa esclusività sono molteplici. L’Italia non ha una tradizione brassicola paragonabile a quella belga o tedesca, ma ha saputo distinguersi con produzioni innovative. In poche nazioni esiste una tale ricchezza di vitigni autoctoni e questo permette di sperimentare con mosti e bucce in modo unico. Anche se all’estero alcuni birrifici stanno iniziando a sperimentare con il mosto d’uva, nessun altro paese ha abbracciato questa filosofia tanto quanto l’Italia, rendendo la IGA un simbolo distintivo dell’artigianato brassicolo italiano.

La birra base può essere di qualsiasi stile e l’IGA prevede l’aggiunta di mosto d’uva in diverse fasi del processo produttivo. Il tipo di uva, il momento dell’inoculo e il metodo di fermentazione influenzano profondamente il profilo sensoriale della birra. Può essere fermentata con lieviti da birra, da vino o con un mix di entrambi, regalando risultati imprevedibili e affascinanti. Alcune versioni subiscono affinamenti in legno, altre in acciaio o addirittura in anfora, riprendendo le tecniche della vinificazione naturale. Ma c’è di più: alcuni birrifici utilizzano vitigni autoctoni, sperimentando combinazioni sorprendenti. Avete mai pensato di bere una birra con il profilo aromatico del moscato, o con la struttura dell’aglianico? Le IGA permettono di esplorare questi scenari, regalando un’esperienza gustativa che sorprende e conquista.
L’esercizio d’assaggio è interessante perché l’IGA può essere leggera e fresca o strutturata e complessa, dipendendo dalla varietà d’uva utilizzata e dal metodo di fermentazione. I sentori tipici spaziano da fruttati e floreali (con uve bianche come Moscato o Malvasia) a più speziati (con uve rosse come Sangiovese o Barbera). La carbonazione può essere delicata o vivace, mentre il finale è spesso secco e persistente, con una chiusura che richiama la mineralità del vino. In generale la parte vinosa si deve sentire, ma non deve sovrastare il cereale della birra.
La natura ibrida dell’IGA le permette di accompagnare sia piatti tradizionalmente abbinati al vino che quelli più tipici da birra. Da provare con formaggi erborinati e stagionati, per la sua acidità e complessità aromatica, da sorseggiare con pesce crudo e crostacei, nelle sue versioni più fresche e agrumate, o magari da accompagnare a carni bianche e selvaggina, nelle versioni più strutturate e affinate. Imperdibile l’abbinamento con dessert a base di frutta o pasticceria secca, nel caso di IGA più morbide e aromatiche. E se volessimo essere davvero audaci? Una IGA a base di uva Moscato con un bel piatto di ostriche.

Se volete avvicinarvi al mondo delle IGA, alcuni birrifici italiani stanno facendo scuola. Birrificio Alba, Barbaforte, Birrificio Karma, Birrificio Bella’Mbriana, Birrificio Montegioco, Birrificio Barley sono solo alcuni dei nomi più interessanti.
Il confine tra vino e birra non è poi così netto e l’IGA ne è la perfetta sintesi. È un invito ad assaggiare senza preconcetti e a lasciarsi sorprendere.
E se vi chiederanno se preferite la birra o il vino, potrete semplicemente rispondere: “perché scegliere, quando si può avere il meglio di entrambi?”

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